STEREOSCOPIA

© 2000 by Gabriele Chiesa
[IMMAGINI ANCORA DA INSERIRE]

La fotografia stereoscopica consiste in una ripresa e successiva restituzione effettuata in analogia del sistema binoculare umano. Si tratta in pratica di realizzare due diverse immagini da punti di ripresa diversi, ma sul medesimo asse e opportunamente scostati. Così come noi siamo in grado di rilevare la profondità grazie alla contemporanea visione e confronto delle due immagini che ci giungono dagli occhi, così anche la fotografia effettuare due differenti riprese che contengono informazioni solo parzialmente coincidenti (in quanto disallineate). Se poi osserviamo contemporaneamente le due riprese, ma separatamente l'immagine di sinistra con l'occhio di sinistra e l'immagine di destra con l'occhio di destra... saremo in condizione di ripristinare il normale meccanismo di visione e di valutazione delle distanze cui siamo abituati.

Per la stereoscopia italiana si veda l'apposita sezione dedicata alla storia della stereoscopia in Italia.

L'osservazione delle fotografie stereoscopiche avviene però a distanza ravvicinata, mentre i soggetti rappresentati richiedono una "messa a fuoco" a distanza decisamente maggiore. Ciò richiede l'impiego di lenti appositamente realizzate e in grado di restituirci l'impressione di osservare con l'appropriata messa a fuoco ed angolazione oculare.

La tecnica stereoscopica prevede quindi l'impiego di apposite macchine in grado di effettuare la doppia ripresa corrispondente al punto di vista dei due occhi (o di due riprese in sequenza e disassate orizzontalemente) e di un apposito sistema di visione che fornisca a ciascun occhio la visione individuale e soggettivamente corretta della sola immagine che gli compete.

La percezione tridimensionale complessiva viene elaborata dal cervello, che fonde ed analizza le informazioni seguendo i meccanismi di percezione che gli sono consueti e che l'esperienza ha rafforzato. Ciascun osservatore effettua questi processi di visione attivando i percorsi di rilevazione della realtà che ha personalmente elaborato. La coscienza di osservare un oggetto vicino e la tendenza a razionalizzare l'osservazione effettiva dell'immagine in un contesto artificiale rende a molte persone molto difficoltosa la visione. Si tratta di sviluppare un certo adattamenti in modo che gli occhi si abituino alla lettura della figura tridimensionale.

In ogni caso la scansione dei vari piani non risulta continua come nella realtà. I soggetti osservati appaiono come stampati su successivi livelli di profondità , quasi fossero figurine ritagliate e poste a distanze diverse.

Studiosi di varie epoche si sono occupati della percezione umana delle distanze, a tale proposito i primi contributi sono stati forniti addirittura ancora da Euclide e da Leonardo, forse il primo a considerare scientificamente la visione binoculare.

Il fisico inglese Sir Charles Wheatstone è comunque il primo scienziato che sviluppa approfonditi studi specifici sull'argomento, giungendo nel 1832 alla realizzazione di un sistema ottico in grado di rendere la visione tridimensionale. Con un apposito visore è così possibile osservare disegni con l'effetto di rilievo in epoca prefotografica. Le due immagini devono però ancora essere realizzate con estrema perizia a mano e solo con l'invenzione della fotografia si giunge all'applicazione matura della stereoscopia.

L'invenzione ottica di Wheatstone viene perfezionata ed adattata alla nascente fotografia da Sir David Brewster che realizza il primo stereoscopio nel 1849. Le lenti di osservazione si trovano appunto alla medesima distanza degli occhi, le riprese vengono effettuate con lo stesso criterio.
Stereoscopia di genere, giovane donna e gioielli

L'invenzione venne in seguito perfezionata con il contributo di diversi scienziati ed ottici francesi, fino a giungere alla presentazione di uno stereoscopio per dagherrotipie in occasione dell'Esposizione Universale di Londra del 1851.

La stereoscopia era a quel punto ormai matura per essere sfruttata commercialmente. Il londinese John Benjamin Dancer iniziò nel 1853 la produzione di visori e di collezioni di stereoscopie. Il successo fu subito lusinghiero e la moda della stereoscopia si diffuse rapidamente in tutta Europa.

A Parigi diversi produttori realizzarono raccolte di stereoscopie su tematiche molto diversificate e i visori entrarono in tutti i salotti della nobiltà e della borghesia. La riproduzione delle immagini non poteva ancora contare sulla stampa ad inchiostro su carta e la fotografia era ancora l'unico modo per diffondere rapidamente la visione di soggetti e luoghi lontani o inconsueti.

Questo strumento ottico consentiva di avere una vivida visione di panorami, monumenti, opere d'arte, architetture, personaggi... di cui solo pochi privilegiati potevano avere diretta esperienza.

La produzione di stereoscopie divenne così un fenomeno industriale di vaste proporzioni, rafforzato dall'evolversi della tecnologia fotografica.

Le stereoscopie sono state realizzate sostanzialmente seguendo tre tipologie di produzione: opache, semitrasparenti e trasparenti.
Stereoscopia semiopaca a dorso dipinto, osservata qui per riflessione

Nel primo caso si tratta di immagini fotografiche montate su cartoncino e da osservare per normale riflessione. Nel secondo caso, le stampe sono su carta molto leggera e montate su telaio in cartoncino, in modo da lasciare passare la luce dal dorso; sul verso risultano colorate, così che l'osservazione in luce diffusa permette di avere un effetto cromatico più gradevole ed apparentemente realistico. Infine, le stereoscopie su supporto trasparente sono realizzate direttamente su lastrine di vetro con emulsione fotosensibile; anche queste ultime possono essere colorate manualmente e l'osservazione per trasparenza ne rafforza l'impressione di tridimensionalità.
Immagine singola appartenente alla stereoscopia precedente, Osservazione per trasparenza

Qui è riprodotta una delle immagini singole che appartenengono alla stereoscopia precedente, l'osservazione è però qui per trasparenza. Il dorso fotografico della sottile carta di stampa è stato dipinto ad aquarello. Questa particolare lavorazione non costituiva un prodotto di tipo artistico, in quanto veniva svolta in serie da gruppi di operaie presso lo "Stbailimento Fotografico". Ogni operaia provvedeva a colorare con pochi tratti le zone della medesima tinta e passava poi alla compagna la stereoscopia per la prosecuzione del lavoro.

Dettaglio dell'immagine precedente, si evidenzia la lavorazione a spillo per evidenziare i punti luce.

Ancora un dettaglio dell'immagine precedente, che permette di evidenziare una particolare lavorazione a punta di spillo. Si trattava di ottenere piccolissimi fori in corrispondenza dei punti luce (fiammelle di candele, luci di abbellimento, riflessi, ecc...). L'osservazione in semitrasparenza della stereoscopia restituiva la sensazione di punti particolarmente brillanti e luminosi in corrispondenza dei forellini, rafforzando l'effetto di vivida presenza del soggetto rappresentato.

In epoca moderna sono state realizzate anche immagini tridimensionali su materiale diapositivo; i dischi e i visori "View Master" appartengono ancora all'esperienza e ai ricordi dei meno giovani.

ANAGLIFIA

Un'applicazione stereoscopica particolare è costituita dagli anaglifi, termine che trova la sua origine nelle voci greche "ana" - sopra - e "glifo" - impressione.

Si tratta di una coppia stereografica restituita sul medesimo supporto. In pratica l'immagine di sinistra e di destra vengono stampate insieme ma con inchiostri di colore complementare. Anaglifia da osservare usando gli appositi occhialini con filtro rosso-verde oppure rosso-azzurro.

L'osservazione va effettuata con occhiali dotati di lenti colorate e adatte a filtrare la figura riflessa con l'appropriato colore. Se le due immagini sono state stampate rispettivamente in rosso e verde, l'occhiale di visione avrà appunto una lente rossa e una verde, così che ogni occhio vedrà l'immagine che gli compete, risultando oscurata dalla filtratura quella che non deve percepire.

La percezione d'insieme delle due figura sarà ricostruita dal cervello come un'unica raffigurazione in toni di chiaroscuro. Occhialini con la coppia rosso-verde e rosso-azzurro sono stati utilizzati anche nel corso di recenti campagne promozionali o proposti come trovata ottica, in abbinamento ad anaglifi, talvolta con intenti collezionistici. Si tratta tuttavia di curiosità che trovano una limitata diffusione solo presso una ristretta schiera di amatori.

Chi fosse in possesso di questo genere di occhialini è in condizione di visualizzare le immagini presentate nella sezione dedicata all'anaglifia su questo sito web.

Approfondimenti sulla stereoscopia sono disponibili nell'apposita sezione dedicata alla storia della stereoscopia in Italia.

IMMAGINI ANCORA DA INSERIRE

Approfondimenti su questo argomento si possono trovare su “Dagherrotipia, Ambrotipia, Ferrotipia. Positivi unici e processi antichi nel ritratto fotografico” alle pagine

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