Connotazione e denotazione fotografica

© 2000 by Gabriele Chiesa
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Uno dei problemi maggiori con cui la comunicazione attraverso le immagini è costretta a confrontarsi è la necessità di rappresentare concetti.

La tecnica fotografica, proprio perché nata per raffigurare la realtà, non è invece in grado di giungere facilmente a generalizzazioni. Non solo le situazioni complesse costituiscono ogni volta un fatto unico, anche gli oggetti sono sempre caratterizzati da qualche elemento di particolarità che finisce col rendere difficile ogni tentativo di identificare in quella particolare immagine che lo rappresenta tutta la categoria di oggetti a cui si vuole alludere

Il tentativo di comunicare idee attraverso le immagini della realtà apparrebbe quindi disperato se il continuo consumo di immagini non avesse fatto perdere l'identità individuale ad una serie di oggetti che, rappresentati migliaia di volte, hanno cessato di presentarsi come figure dotate di individualità dando cosi la possibilità di riferirsi ai concetti che la nostra cultura collega alla loro immagine.

La cosa può diventare più comprensibile se pensiamo a una fotografia scattata, ad esempio, alle nostre mani; difficilmente essa sarà in grado di significare semplicemente "mani", qualche segno particolare finirà generalmente per ricordarci "quelle mani", le nostre mani appunto. I mass-media ci hanno però abituato alla visione delle mani attraverso milioni di figure che le rappresentano; è oltretutto possibile trovare una mano di medie proporzioni, non particolarmente rugosa né liscia né pelosa, insomma una mano anonima: ecco che la fotografia di questa mano terminerà di essere la rappresentazione del segmento estremo degli arti superiori di una determinata persona e potrà cominciare a significare "la mano" in genere.

I tecnici pubblicitari si sono ormai ben appropriati di tale meccanismo e possono mettersi perciò alla ricerca di una mano adatta a sostenere, per esempio un bicchierino di un certo liquore. Si ottiene cosi una figura che non significa più che quella certa persona beve il tale prodotto ma che tutti indistintamente e ciascuno in particolare facciamo bene a consumare la bevanda che si vuole promuovere.

La generalizzazione è tanto più semplice quando l'immagine impiega oggetti tanto semplici da non possedere un aspetto che consenta di identificarla individualmente: si pensi ad un uovo un fiammifero, una pera, una foglia ecc. Tali immagini consentono un uso ancora più raffinato perché radicate abitudini culturali collegano alla loro figura una serie di concetti che solo la parola scritta e parlata è in grado di esporre compiutamente.

Se pensiamo ad un grappolo d'uva potrebbero affiorare alla mente molte idee e sensazioni collegate a fatti diversi che, per un motivo o per l'altro, sono comunemente ritenuti in intima relazione con l'oggetto rappresentato. Tali relazioni potranno essere riconosciute anche solo a livello inconscio, ma non saranno per questo meno consistenti. Tornando al grappolo d'uva possiamo provare a connettere alla sua immagine idee che partono da: autunno, natura, vendemmia ecc... per arrivare a morbido, succoso, sensuale, sesso ecc.

Esiste perciò tutta una serie di oggetti comuni che in fotografia non rappresentano più solo se stessi ma anche e soprattutto un complesso insieme di idee e concetti che possono essere comunicati attraverso la loro immagine.

© 2000 by Gabriele Chiesa
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