[© 2014 by G.Chiesa & P.Gosio]

Brano tratto dal libro:

Dagherrotipia, Ambrotipia, Ferrotipia. Positivi unici e processi antichi nel ritratto fotografico

http://www.youcanprint.it/youcanprint-libreria/cataloghi-arte/dagherrotipia-ambrotipia-ferrotipia.html

[Qui la tavola di identificazione e riconoscimento punzoni per dagherrotipo ]

Nel corso delle ricerche sviluppate congiuntamente dagli autori di questa pubblicazione è stato possibile osservare direttamente, confrontare e studiare centinaia di antiche lastre per dagherrotipia. Uno dei risultati raggiunti consiste nell’identificazione di molti punzoni utilizzati per marcare le piastre.

Il testo di rifermento e classificazione comunemente adottato è, a tutt’oggi, “The American Daguerreotype” di Floyd e Marion Rinhart, pubblicato da University Georgia Press addirittura nel 1981. Da allora sono stati raccolti molti altri dati e documenti che consentono di proporre un contributo decisamente più completo ed aggiornato in grado di superare lacune, sviste ed imprecisioni del pur fondamentale testo di Rinhart.

La tavola di identificazione qui proposta, certamente ancora da ampliare ed approfondire, presenta significative revisioni ed un deciso arricchimento, rispetto all’incompleto prospetto dei punzoni già elencati da Rinhart. L’ambizione non è certo quella di esporre qui un catalogo esaustivo, quanto piuttosto di presentare nuove osservazioni ed integrazioni. Il lavoro di identificazione potrà considerarsi più compiutamente condotto quando sarà possibile avvalersi della completa cooperazione internazionale delle istituzioni e dei ricercatori, superando la limitata visione delle singole esperienze.

L’obiettivo è quello di stabilire uno schema di classificazione flessibile ed aperto allo sviluppo, che permetta di registrare ogni successivo eventuale nuovo elemento in uno schema che non debba ogni volta risultare sconvolto. Per questo non si è fatto ricorso ad un elenco in successione numerica, ma si impiega invece un criterio di ordinamento di codici alfabetici significativi.

Gli autori intendono qui proporre un codice di identificazione che risulti di facile interpretazione e adatto a consentire successive modifiche, integrazioni ed aggiornamenti. Un semplice numero d’ordine mantiene infatti un valore limitato alla pubblicazione in cui compare ed è destinato a risultare superato nel tempo.  La soluzione qui adottata dovrebbe invece poter consentire una classificazione che permetta l’immediato riconoscimento del punzone (hallmark), salvaguardando inoltre eventuali sviluppi e variazioni. La correlazione tra la figura grafica di ogni punzone ed il suo codice identificativo è destinata dunque a rimanere fissata anche nel caso di future evoluzioni.

La grafica dei marchi qui raffigurati è ricavata generalmente dal ricalco digitale dei marchi effettivamente incisi sulle lastre. Ciò è stato eseguito sovrapponendo il disegno grafico all’immagine originale acquisita. Spesso è stato possibile identificare un carattere tipografico equivalente a quello originale. Le forme di carattere utilizzate per la grafica dei punzoni qui rappresentati,  sono quanto di più simile all’originale è stato possibile reperire e provengono da una selezione effettuata tra quasi duemila modelli di font. Talvolta la scadente qualità dei segni impressi sulle lastre originali ha costretto all’impiego di qualche approssimazione.

Alcuni punzoni, pur osservati identici su un certo numero di lastre, risultano ancora incompleti. In questo caso si è scelto di adottare la rappresentazione comunemente ritenuta più attendibile dai conservatori dei musei e delle collezioni o comunque quella che si può ricavare da un’attenta ed approfondita osservazione e dal confronto tra lastre con identico punzone.

Molte marcature risultano composte dall’impressione di più punzoni. L’indicazione di massa è infatti generalmente apposta separatamente rispetto al marchio del fabbricante. Inoltre possono figurare sulla medesima lastra la punzonatura del produttore, dell’importatore, del distributore o del dagherrotipista stesso. Le combinazioni moltiplicano perciò le marcature che risulta possibile rilevare. Per i riferimenti di identificazione ci si è qui largamente serviti del contributo offerto dal Craig’s Daguerreian Registry (www.daguerreotype.com).

Per quanto la frequenza delle ricorrenze possa rafforzare la convinzione che un determinato punzone sia caratteristico di una precisa area geografica d’impiego, non è purtroppo possibile raggiungere certezze incontestabili. Purtroppo l’area di produzione non corrisponde sempre necessariamente all’area di utilizzo. Specialmente agli inizi dell’epoca della dagherrotipia, le lastre francesi erano massicciamente esportate in America e nel resto dell’Europa.

Il minuscolo foro circolare che alcuni dagherrotipi presentano in un angolo non può essere considerato propriamente un punzone, in quanto venne praticato nel corso dei trattamenti di riargentatura con placcatura elettrolitica (electroplating). Tale procedimento fu utilizzato per accrescere la sensibilità della lastra oppure per rigenerare lo strato di argento, consumato da ripetute azioni di lucidatura. Questa lavorazione comporta la sospensione della lastra, che viene collegata elettricamente come catodo, nel bagno galvanico.

La tavola di identificazione adottata, ordina i punzoni seguendo un criterio alfabetico. Non risulta attuabile un elenco semplicemente basato sul cognome o sul marchio perché non sempre questo è noto e riconoscibile, come quando si osserva una coppia di lettere in un punzone non ulteriormente identificabile. Pertanto la sequenza è realizzata seguendo un insieme integrato di parametri.

Il codice di identificazione è costituito da sei caratteri in stampatello maiuscolo, eccetto nel caso in cui la denominazione del fabbricante o del dagherrotipista sia riconoscibile in modo assolutamente univoco. In quest’ultimo caso si adotta direttamente il nome del marchio. I caratteri utilizzati hanno una funzione denotativa e designano precisi elementi del punzone, quali forme o lettere. In questo modo risulta possibile mantenere affiancate in elenco marcature di aspetto sostanzialmente simile, anche se siglate con iniziali di lettera molto diverse.

Le varianti danno luogo all’aggiunta di un numero progressivo (trattino seguito da 1, 2, 3…). Qualora in futuro si riveli necessario inserire un nuovo marchio, si impiegherà una combinazione alfanumerica di caratteri adatta a posizionare il punzone secondo il corretto criterio alfabetico.

Il codice descrittivo di classificazione è accompagnato da una denominazione sintetica in lingua inglese, soluzione nata per semplificare l’applicazione del sistema di classificazione qui proposto a livello internazionale.

Un’altra importante convenzione di riconoscimento, classificazione e rappresentazione grafica consiste nella distinzione tra punzoni positivi diretti, cioè incisi (engraved) e punzoni negativi in cui il disegno si osserva per rilievo rispetto al fondo ribassato, rettangolare, ovale, tondo… (inscribed). Il punzone lascia un segno per impressione che entra nella lastra, non in rilievo ma per infossamento. L’impronta ha pertanto un aspetto grafico negativo, al contrario di un disegno su carta.

La convenzione di rappresentazione grafica deve pertanto risultare coerente con questa caratteristica. Gli schizzi di punzoni finora utilizzati in varie pubblicazioni sono invece stati spesso realizzati con criteri di rappresentazione soggettivi e non tecnici.

Per esempio si è, in passato, impiegato il disegno di una cornice rettangolare per contornare un valore di massa argento. Questa soluzione è tecnicamente arbitraria, perché non esiste in realtà alcuna linea di cornice. Più semplicemente il punzone affonda nel metallo ad eccezione della figura del numero, in rilievo, che pertanto viene letto in negativo. A questo particolarità bisogna porre grande attenzione, perché il medesimo disegno, per esempio un segno di massa 40, può essere impresso in positivo oppure in negativo, secondo il tipo di punzone utilizzato. Si osservano cioè fiori ed asterischi prodotti per impressione, ma anche figure, apparentemente simili e dal profilo sostanzialmente identico, originate invece da un punzone che li produce per rilievo inverso.

Questo dettaglio ha un effetto non trascurabile anche in relazione all’identificazione dell’area di produzione perché le lastre americane sono prevalentemente marcate con semplici punzoni positivi, mentre quelle europee, eccetto le primissime, presentano generalmente un contrassegno più elaborato e spesso eseguito con punzonatura in negativo.  Qui viene definito come punzone positivo quello che produce impressione per incisione. È invece individuato come punzone negativo, quello che genera una figura inversa per affondamento del campo circostante, qui convenzionalmente rappresentato con un’area colorata in corrispondenza delle aree ribassate.

Gli  hallmark già classificati da Rinhart, sono stati meticolosamente verificati effettuando osservazioni e confronti con un numero consistente di ricorrenze. Quando sono stati riconosciuti in modo evidente come parziali, cioè come porzioni incomplete di marchi noti, sono stati omessi. In alcuni casi è stato necessario modificarli e ridefinirli con le opportune correzioni. Le lastrine subivano infatti generalmente il taglio degli angoli (clipping) che erano stati deformarti dalla lavorazione nella morsa di lucidatura. L’eliminazione degli spigoli taglienti e piegati serviva per facilitare l’alloggiamento (housing) del dagherrotipo nella sua confezione di presentazione.

I riferimenti di datazione relativi agli anni di produzione, quando presenti, sono stati ricavati dalla convergenza di osservazioni e ricerche ed hanno valore indicativo. L’epoca di alcuni punzoni può essere identificata con maggiore precisione perché esistono documenti relativi alla denominazione del marchio e all’attività del fabbricante. Un elemento può essere fornito dall’esame di eventuali annotazioni, foglietti con riferimenti di data, presenti nella confezione, quando questa risulta verosimilmente non alterata. Indicazioni utili possono essere anche ricavate da elementi caratteristici dell’abbigliamento, particolarmente quello femminile. Un’utile guida di riferimento è costituita da “Victorian and Edwardian Fashion: A Photographic Survey” di Alison Gernsheim; “American Victorian Costume in Early Photographs” di Priscilla Harris Dalrymple ed altri testi citati nella bibliografia di questo volume. Gli autori auspicano che questo contributo di catalogazione possa essere largamente condiviso, anche a livello internazionale, in modo da costituire un riferimento comune per gli operatori di questo specifico affascinante settore storico della fotografia.

Seguendo il criterio alfabetico, i numeri precedono le lettere, pertanto la tabella si apre con le marcature di massa. Questo è il tipo di punzone più comune, generalmente apposto dal fabbricante della lastra per dagherrotipia per definire la qualità del prodotto in termini di quantità d’argento. Il numero impresso indica il denominatore di una frazione riferita alla massa totale della lastra. Per questo lo troviamo talvolta associato alla lettera M (mass/masse).

Le lastre più diffuse erano marcate “40” oppure “40 M” a significare che erano realizzate con una parte d’argento e 39 di rame. Evidentemente il punzone “20” indicava invece uno spessore decisamente maggiore di argento, cosa che permetteva di ripetere lucidatura, esposizione e trattamento nel caso di una ripresa mal riuscita.

Il costo particolarmente elevato delle lastre di massa 20 pose questi supporti rapidamente fuori mercato. La marcatura di massa 20 si rileva pertanto sulle lastre del primo periodo della dagherrotipia, su supporti in rame piuttosto massicci ed in genere a spigoli vivi, non deformati dal montaggio sui supporti per lucidatura prodotti successivamente.

Dalla tabella che segue non è purtroppo possibile rilevare le dimensioni di ogni singolo punzone, in quanto sarebbe stato necessario disporre di apparecchiature scientifiche per la riproduzione in macrofotografia di cui gli autori di questo testo non dispongono. Le dimensioni sono molto variabili e comunque sempre di pochi millimetri.

Alcuni hallmark non superano i due millimetri e dunque sono spesso difficili da rilevare, particolarmente quando l’impressione è incompleta o comunque imperfetta. I segni di punzonatura, comunque non sempre necessariamente presenti su tutte le lastre, possono essere rilevati solo con un’osservazione estremamente attenta, particolarmente delle aree prossime agli angoli della lastra.

L’interesse e l’attenzione per i punzoni impressi sulle lastre per dagherrotipia è relativamente recente ed è prevalentemente rivolto alla lato frontale delle piastre, dove di regola essi vengono rilevati. La punzonatura sul dorso è di straordinaria rarità, tanto che si è potuta radicare la convinzione generale che sul verso della lastra non venisse assolutamente praticata alcuna marcatura. L’osservazione viene pertanto spesso condotta in modo sommario, eccetto nel caso in cui appaiano in modo evidente incisioni leggibili. Riesce naturalmente difficile trovare ciò che non si cerca.

L’esame scrupoloso dei dorsi di dagherrotipi già sbrigativamente osservati,  potrebbe invece rivelare qualche sorpresa. Partendo da questa considerazione di fondo, solo in tempi relativamente recenti, gli autori di questa pubblicazione hanno potuto constatare che alcune rarissime lastre di provenienza inglese e di produzione più antica presentavano, sul lato del dorso, la punzonatura di un minuscolo numero.

Tali lastre sono caratterizzate da uno spessore consistente, spigoli piani e non presentano la consueta piegatura sui lati. Per poter trarre qualche conclusione attendibile sul significato di tali numeri, che misurano poco più di 1 mm di altezza, sarebbe necessario verificare la costante ricorrenza del medesimo contesto di impiego.  L’ipotesi abbiamo provato a formulare è quella che il numero abbia qualche relazione con il formato della lastra.

[Qui la tavola di identificazione e riconoscimento]

Dagherrotipia, Ambrotipia, Ferrotipia. Positivi unici e processi antichi nel ritratto fotografico

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[Qui la tavola di identificazione e riconoscimento punzoni per dagherrotipo ]

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