Home page di Gruppo Ricerca Immagine


Il trattamento
del negativo

© 2000 by Gabriele Chiesa


Il trattamento del negativo richiede chimici con caratteristiche diverse che dovrebbero rimanere in relazione al tipo di ripresa ed al materiale sensibile impiegato. Ciò comporterebbe, in teoria, l'uso di rivelatori differenziati per le varie esigenze. In pratica sarà conveniente utilizzare un tipo di sviluppo piuttosto versatile ed adatto al materiale che siamo abituati ad impiegare. In ogni caso, è bene conoscere a grandi linee tra quali prodotti è possibile scegliere.

Le maggiori ditte mettono in commercio serie di rivelatori molto complete, dalle caratteristiche spesso equivalenti, a dispetto delle differenze di prezzo (le sostanze chimiche e le loro proporzioni sono ormai note da decenni). Ecco un elenco che rispecchia la tipologia caratteristica di una gamma di prodotti e che descrive sommariamente gli effetti che si raggiungono. Consultate i cataloghi e ritroverete sicuramente qualcosa del genere per ogni ditta che produca chimici per fotografia

Personalmente uso un rivelatore liquido del penultimo tipo. È adatto alla sensibilità delle pellicole che uso abitualmente e consente di variare il risultato cambiando la diluizione. Mantiene in ogni caso una grana molto fine, meglio di quanto non farebbe un rivelatore universale che deve poter mediare tra troppe esigenze contrastanti.

Nella scelta di un rivelatore è importante anche fare una distinzione tra prodotti in polvere (da sciogliere e preparate in precedenza) e prodotti liquidi (che possono essere già sciolti e pronti per l'uso nella loro diluizione corretta oppure concentrati da sciogliere in un certo quantitativo di acqua e da gettare dopo l'uso). Quelli in polvere sono di durata enorme, i liquidi durano un paio d'anni se non sono mai stati aperti, meno ancora i pronti all'uso già iniziati.

Le conservazioni precise sono riportate sui foglietti che accompagnano ogni prodotto. Per un uso saltuario e per la costanza dei risultati sono solitamente preferiti gli "acidi" da diluire volta per volta. In genere è consigliabile evitare di provare ogni volta qualcosa di diverso ed è bene impratichirsi con due o tre tipi di rivelatore in modo da potere sapere già in partenza cosa ci si può attendere e come bisogna comportarsi (un rivelatore a contrasto moderato - compensatore -, uno universale o/e finegranulante, uno per tirare le pellicole sottoesposte - energico -). Anche la buona padronanza di un rivelatore liquido universale a contrasto variabile può bastare da sola a risolvere situazioni molto diverse facendo uso di diluizioni differenziate.

Tempi di trattamento per lo
sviluppo dei negativi

Le varie case forniscono i tempi di trattamento a una certa diluizione e per una certa pellicola (ovviamente della casa stessa). Se si desidera sviluppare pellicole di altre marche si devono fare esperimenti di taratura preventivi, riferendosi al tempo base per la pellicola di eguale sensibilità. In ogni caso è ragionevole usare i chimici appositamente studiati per le corrispondenti pellicole.

Nel caso di chimici universali (per esempio gli ORNANO) si trovano presso i negozianti preziosi libretti guida con tutte le informazioni. La scelta di un trattamento piuttosto che un altro dipende dalle proprie esigenze ma non conviene perdere mesi in esperimenti che non potrebbero mai essere veramente produttivi. Meglio decidersi a conoscere a fondo i risultati che una determinata combinazione di chimici-materiali sensibili sono in grado di dare. Bisogna anche ricordarsi che i tempi cambiano leggermente a seconda del formato di pellicola utilizzato.

Le informazioni che seguono riguardano i soli sviluppi a grana finissima ed alta acutanza o le diluizioni consigliate per rivelatori ad alta versatilità che consentano tali risultati. Maggiori diluizioni non consentono risultati migliori.

AGFA AGFAPAN 25 AGFAPAN 100 AGFAPAN 200 AGFAPAN 400
ATOMAL 7 min. 7 min. 11 min. 11 min.
RODINAL 1+50 9 min. 9 min. 10 min.. 11 min

PATERSON Pellicole fino a una sensibilita'di 200 ISO
ACUTOL 1+10 Variabile, vedere foglio istruzioni

ILFORD PAN F FP4 HP5
PERCEPTOL 11 min. 10 min. 11 min.
MICROPHEN 7 min. 7,5 min 6 min.

KODAK PANATOMIC-X T-MAX100 PLUS-X PAN T-MAX 400 TRI-X
MICRODOL-X 7 min. 13,5 min. 8 min. / 10 min
HC-110 4 min. 7 min. 5 min. 6 min. 7,5 min
T-MAX (1+4) / 8 min. 5,5 min. 7 min. 6 min

ORNANO AGFAP. 25 AGFAP. 100 PLUS-X TRI-X FP4 HP5
FINISSIMOS32 8 min. 9 min. 6 min 9,30 7,30 18 min
FINISSIMO ST34 7 min. 8 min. 7,30 m 8 min. 7,30 11 min
GRADUAL (1+14) 13 min. 14 min. 11 min 16,30 12,30 /

NUCLEOL BF da 1 a 14 fino a 1 a 25
in relazione sensibilita' (basse)

Per il trattamento del negativo è naturalmente necessario anche un fissaggio. La scelta è in questo caso condizionata soltanto da desideri di praticità, reperibilità e prezzo, dato che si tratta semplicemente sempre della stessa sostanza chimica (tiosolfato di sodio, impropriamente conosciuto come iposolfito). È generalmente opportuno preferire i prodotti ad alta concentrazione (azione rapida) che consentono apprezzabili riduzioni nei tempi del trattamento. Come sempre esagerare è però dannoso, non usate chimici a una concentrazione maggiore di quella raccomandata in quanto sorgono problemi di varia natura.

Il fissaggio ha una durata ben superiore a quella del rivelatore ma se si hanno dei dubbi si può sempre immergere un pezzettino di pellicola nuova e controllare che diventi completamente trasparente entro un paio di minuti.

Oltre a questi indispensabili prodotti chimici è necessario procurarsi altri pochi strumenti di lavoro: un bicchiere graduato, anche di quelli che si usano in cucina, che abbia la capacità di almeno mezzo litro e porti segnate in maniera abbastanza precisa le diverse quantità di liquido che può contenere; un termometro con una precisione non inferiore al mezzo grado, o ancora più preciso se si preveda di trattare in futuro anche il colore; un paio di bottiglie di plastica per la conservazione dei prodotti.

Non indispensabile ma utilissimo è un filtro per l'acqua. Questo accessorio non serve tanto per migliorare la composizione chimica dell'acqua (che pure sarebbe desiderabile contenesse la minor quantità possibile di sali). Il suo uso permette di fermare tutte quelle particelle solide destinate a fermarsi altrimenti sulla gelatina del materiale sensibile ed a rimanere inglobati in essa "sporcando" irrimediabilmente il negativo. La gelatina che contiene gli alogenuri di argento si gonfia infatti a contatto dei liquidi ed assorbe volentieri granellini di ogni genere. Dato che, come sempre, prevenire è più produttivo che reprimere, l'acquisto di un filtro sarà una spesa che non si farà rimpiangere (non però gli economici ma presso che inutili filtri giocattolo normalmente reperibili in supermercato).

Essenziale è naturalmente la "tank", uno scatolotto di plastica a tenuta di luce che permette però di effettuare velocemente le operazioni di riempimento e svuotamento. Personalmente preferisco le tank senza guida di avvio per la pellicola. Questa facilitazione, utile solo per le prime esperienze, costituisce infatti un ostacolo meccanico allo scorrimento della pellicola e porta spesso a rigarne il dorso.

Le fasi di trattamento del negativo sono descritte in modo abbastanza preciso su tutti i manualetti e foglietti di istruzioni delle tank e dei prodotti chimici necessari. È però importante ricordare alcune cose. Bisogna lavorare al buio assoluto, sono le nostre dita che devono vedere. Esercitatevi per le prime volte con una pellicola già trattata e chiudendo gli occhi. Tenete a portata di mano, abituandovi sempre alla stessa disposizione, la tank, la relativa spirale, coperchio e forbici. Attenzione alla polvere, non toccate la pellicola se non per l'indispensabile ( si riga e si impolvera ).

Lavorate con calma in un ambiente pulito. Smussate gli spigoli del primo pezzo di pellicola che viene avvolto per primo. Assicuratevi, prima di cominciare, che la spirale sia ben asciutta altrimenti non si avvolgerà (a meno che sia una spirale in acciaio inossidabile). Quando il tappo della tank è ben chiuso si può lavorare alla luce del giorno. I prodotti chimici devono essere versati e vuotati con una certa prontezza e le istruzioni che li accompagnano devono essere rispettate scrupolosamente, in particolare se non si attua correttamente l'agitazione potrebbero sorgere problemi di sviluppo poco uniforme o alterazioni nella resa dei contrasti. Un'agitazione intensa aumenta il contrasto, se insufficiente il rivelatore lascerà delle macchie più chiare dove ha agito di meno (per esempio dove si sono formate bollicine d'aria. A questo proposito osservate cosa accade quando si riempie un bicchiere di acqua sotto al rubinetto. Le bollicine d'aria vanno ad attaccarsi sul vetro, lo stesso succede con la pellicola , almeno fino a quando non si è bagnata completamente. In corrispondenza delle bollicine il rivelatore agirà solo in un secondo momento. Per questo è importante dare un paio di colpetti sul fondo della tank, appena versate le soluzioni. È il sistema per favorire il distacco e la risalita alla superficie delle bollicine.

Nello sviluppo, anche del bianco e nero, è necessario non sottovalutare mai gli effetti della temperatura. Il rivelatore, in particolare , è stato studiato per fornire il migliore rendimento ad una temperatura generalmente di 20 gradi, eventualmente scaldate a bagnomaria o raffreddare in frigorifero (senza aggiungere ghiaccio perché cambia la diluizione di lavoro).

Esistono tabelle di correzione dei tempi di trattamento a secondo delle temperature ma i risultati come resa di scala delle tonalità restano migliori lavorando alla temperatura standard. È bene lavare a fondo e molto brevemente dopo lo sviluppo, ciò vi eviterà un troppo rapido consumo del fissaggio e consentirà di fare a meno del bagno di arresto.

Dopo questa rapida sciacquata (una decina di secondi) , fissare. Se si aspetta troppo l'azione del rivelatore si prolunga oltre il tempo previsto (la gelatina ne rimane comunque parzialmente imbevuta). Il lavaggio finale della pellicola è fondamentale ai fini della durata nel tempo del negativo.

Appendere ad asciugare in un ambiente assolutamente privo di polvere e correnti d'aria. Non sgocciolare con terginegativi, panni di camoscio o altro, pena possibili rigature. L'uso di tensioattivi per evitare la formazione di macchie di calcare ( il residuo di finissima polverina che lasciano le gocce d'acqua quando evaporano) non è sempre consigliabile perché anche questi prodotti contengono a volte delle impurità.

Non aspettate troppo tempo prima di tagliare i negativi in spezzoni di sei fotogrammi ciascuno ed inseriteli immediatamente nelle apposite buste; tenerli in giro o peggio ancora avvolti in rotolini è il miglior sistema per rovinarli completamente.

La pulizia del negativo

La pulizia del negativo è l'incubo di tutti gli amanti della camera oscura. I problemi nascono da una molteplicità di cause diverse, il completo controllo delle quali risulta piuttosto arduo. Gli amatori si servono poi generalmente di ingranditori a condensatore ottico, sistema di illuminazione in grado di fornire un migliore microcontrasto rispetto agli ingranditori con testa colore e sistema di illuminazione a scatola di specchi. Il rovescio della medaglia di questo vantaggio è però costituito dal risalto che viene conseguentemente dato anche ai difetti superficiali.

L'eliminazione dei vetrini dal portapellicola e l'uso di mascherine metalliche riduce, come ho già avuto modo di dire, il numero delle superfici da mantenere pulite oltre ad eliminare il verificarsi di altri possibili inconvenienti (anelli di Newton). La lotta contro i peluzzi, i puntini e le macchie comincia ancora prima dell'esposizione.

Conviene usare sempre caricatori nuovi ed evitare quelli ribobinati. Il pressapellicola della fotocamera deve essere in condizioni perfette, come pure le guide e tutte le superfici di scorrimento.

Prima di caricare un nuovo rullino controllare meticolosamente l'interno della macchina ed eventualmente pulire con un pennellino a pompetta. Evitare il caricamento in ambienti polverosi o ricchi di particelle di silice (la spiaggia !!!). Per il trattamento il caricatore va aperto completamente facendone saltare con un colpo secco sul tavolo uno dei due coperchi (al buio !!!).

Estrarre la pellicola cominciando dalla coda senza aprire il contenitore può essere comodo ma fonte di rigature. Agire sempre in un ambiente senza polvere (spolverare prima di iniziare servirà solo a sollevare tutte le microporcherie che se ne stavano beatamente depositate). Non appoggiare la pellicola al corpo o farvi scorrere le dita. Se proprio siete costretti ad usare le dita e non possedete ancora le abilità della telecinesi limitatevi a sfiorare il meno possibile il tutto. L'unica parte della pellicola ammessa al contatto con gli umani è il bordo.

Preferibilmente usate spirali di sviluppo che per essere caricate non richiedono guida di introduzione (che finisce sempre con lo strisciare sul dorso). L'acqua di lavaggio e quella impiegata per la diluizione dei chimici dovrebbe essere filtrata per fermare le particelle in sospensione (provate a guardare attraverso il vetro di un bicchiere quello che ci beviamo ogni volta che preleviamo l'acqua dal rubinetto!).

Le soluzioni da riutilizzare devono essere conservate in bottiglie nuove ed eventualmente filtrate ogni volta. I negativi trattati devono essere appesi in ambienti senza circolazione d'aria ( e polvere). Appena asciutti devono essere ritirati nelle apposite custodie (e non arrotolati stretti stretti e fermati con l'elastico). Infine il problema definitivo, il vero mostro per la pellicola: il calcare. Esso forma macchie di puntini finissimi sulla pellicola asciutta e qualsiasi sistema di eliminarlo comporta un'azione meccanica sulla pellicola, il che comporta sicure conseguenze in termini di righe e polvere. Il calcare è contenuto, in varia misura, in soluzione nell'acqua.

Sgocciolare le pellicole con un panno di pelle, dita, pinzette in gomma è il modo raccomandato dai manuali scritti da chi non ha mai stampato: otterrete un numero variabile di righe parallele lungo tutta la pellicola. Alcuni usano alcune gocce di imbibente (un tensioattivo, praticamente uno sciampo produce gli stessi effetti). I prodotti studiati per la pulizia personale contengono tuttavia altre sostanze (coloranti, profumi, additivi...) non tutte perfettamente solubili e perciò apportatrici di granellini di sporco. Questi prodotti non eliminano in calcare ma producono l'asciugamento uniforme della pellicola distribuendo il calcare "a velo" senza aggregarlo in macchie. Quando le gocce d'acqua si ritirano il liquido evapora ed in quello che rimane la soluzione di calcare aumenta la sua concentrazione fino ad arrivare al punto di saturazione, oltre il quale il MOSTRO inizia a depositarsi, facendolo su un'area molto più ristretta della goccia originaria e producendo un effetto molto più evidente di quello che si osserva con la dispersione ottenuta grazie all'imbibente.

Il trucco che uso io è lo stesso che si usava sulle lastre 80 anni fa. Aggiungo nella tank, all'ultimo risciacquo, alcune gocce di acido acetico (utile anche per preparare l'arresto tra lo sviluppo e il fissaggio). La maggiore acidità consente di mantenere in soluzione il calcare anche quando le gocce d'acqua si sono ritirate fino ad essere molto piccole. A questo punto, una decina di minuti dopo aver appeso la pellicola e tenendola di costa, soffio via con decisione (meglio usare una bomboletta di aria compressa) le ultime goccioline. Risultato: dorso lucido e terso.

Ancora: durante la stampa estrarre sempre la pellicola dal portapellicola dell'ingranditore, evitate di farla scorrere. Ritirate il negativo appena possibile. Se riuscite a fare a meno del provino per contatto sarà un'occasione in meno per rigare e sporcare.

Gabriele Chiesa





GRI home page. © 2000 by Gabriele Chiesa Inizio - Start.

Linguaggio Storia Tecnica Galleria
Attività Notiziario Segnalazioni Links