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Giovanni Negri
Studio Negri

© 2000 by Gabriele Chiesa


Giovanni Negri e la
storia dello Studio Negri
fino alla Fondazione Negri

Bisse (tipo di barca) dei pescatori del lago di Garda davanti al castello di Sirmione
Giovanni Negri è il capostipite di una famiglia di fotografi che opera continuativamente da oltre un secolo.

Di origine pavese, probabilmente nato nel 1865, si stabilisce a Brescia dal 1888, avviando uno studio fotografico certamente già attivo nel 1890 in via delle Cappuccine 2366, che diventerà poi via Battaglie 40.

Fino a quegli anni, nei primi decenni di diffusione dell'arte fotografica in Italia, i fotografi avevano svolto la loro attività spostandosi con una certa frequenza, spesso addirittura in forma ambulante, servendosi dell'aiuto di giovani apprendisti. I più capaci ed attivi tra questi garzoni si trasformavano col passare degli anni in professionisti apprezzati che non tardavano ad operare in proprio. Forse anche Giovanni Negri segue questo percorso formativo.

Quello che è certo è che egli si trova ad gire in un momento storico ed in una localizzazione particolarmente favorevoli per testimoniare i successi

Fabbricazione di lame a Lumezzane Pieve, inizi del Novecento dell'imprenditoria industriale in ascesa. La sua attività assume immediatamente una forte caratterizzazione di testimonianza ambientale e produttiva, così come continuerà ad essere per i suoi successori.

In un'epoca in cui la ritrattistica è ancora l'occupazione prevalente dei fotografi, Giovanni Negri si dedica a riprese di carattere commerciale, documentario e promozionale che presentano aspetti giornalisti e perfino pubblicitari che precorrono i tempi.

Il tipo di committenza seguito lo porta a registrare i profondi mutamenti del tessuto urbano, sociale e industriale di fine Ottocento.

Foggiatura l'impiego di un maglio a testa allungata, inizi del Novecento È così che si sviluppa e progredisce un archivio, tuttora intatto, di storie ed immagini.

Alla tipologia inizialmente costituita da soggetti legati alle attività della città, si affiancano ben presto la provincia e i laghi (in particolare il Garda, ma anche il lago d'Idro, di Iseo, di Como, Maggiore e di Lugano), città e località turistiche italiane ed estere: Venezia, Milano, Torino, Roma, Nizza, Monaco, Parigi ecc...

Giovanni Negri comprende l'importanza di allargare la sua offerta anche con prodotti di documentazione turistica e culturale. Risale al 1895 la realizzazione di un album di panorami del Lago di Garda, offerto al Re d'Italia e fonte di un espresso elogio scritto e la concessione dell' "augusta cifra".

Lavorazione del marmo di Botticino in un laboratorio nel 1908 La passione per i viaggi e per le vedute spinge a curare con attenzione questo settore fotografico. Una particolare fotocamera panoramica, che adotta soluzioni tecniche rivoluzionarie, permette di realizzare in quegli anni un considerevole insieme di immagini che restituiscono la percezione avvolgente dello sguardo umano. La visione offerta da questa tecnologia abbraccia un angolo di ampiezza tale che nessun obiettivo è in grado di restituire.

Giovanni Negri realizza anche importanti serie di riprese stereoscopiche su lastre secche al collodio, effettuate con le migliori attrezzature del tempo, studiate per un agevole trasporto e indicate per immediate riprese in esterni.

Le raccolte stereoscopiche erano allora un importante mezzo di conoscenza e consentivano di osservare comodamente in casa vedute di luoghi anche lontani. La visione delle immagini, con l'impiego di un apposito visore, permetteva di apprezzare un discreto effetto tridimensionale.

Vetture OM imballate e pronte per il trasporto su carri a trazione animale, 1925 Lo studio Negri si mette in grado in grado di offrire tanto i visori che complete raccolte di fotografie appositamente eseguite. Il commercio di articoli per la fotografia, collane di stampe e accessori ha luogo nel negozio di corso Mercanzia (oggi corso Goffredo Mameli). Il catalogo completo delle collezioni disponibili viene pubblicato a stampa nel 1906.

Nel 1909 l'attività viene spostata definitivamente nei locali della palazzina liberty costruita dall'architetto Dabbeni presso degli antichi spalti appena spianati, in corrispondenza di via Giuoco del Pallone che cambia denominazione in via Calatafimi. La sede non verrà più trasferita e ciò costituirà la fortunata circostanza destinata a consentire la piena conservazione del vasto archivio. I nuovi ambienti comprendono la grande e luminosa veranda per le riprese in luce naturale, in cui un complesso sistema di tendaggi permetteva l'accurato controllo dell'illuminazione.

Con l'inizio del Novecento, nel fervore di iniziative testimoniato anche dalle grandi esposizioni industriali bresciane, l'antico laboratorio conosce innumerevoli storie: imprenditori ed operai che portato davanti all'obiettivo il frutto del loro lavoro perché la fotografia ne conservi testimonianza attraverso il tempo. Ancor più spesso i soggetti vengono ripresi nel loro ambiente; dighe, palazzi, capannoni, forni, navi, condotte, automezzi... sono infatti i protagonisti più frequenti delle immagini e, con essi, gli uomini che li hanno costruiti e usati.

Autocarri Fiat del 1907 Trattrice 18BL Fiat con treno stradale, 1914

Queste fotografie, per noi oggi inconsuete, talvolta persino curiose, spesso preziosamente chiarificanti, tracciano la storia di un periodo fondamentale per l'economia italiana, spaziando dalla coltura dei bachi da seta all'impiego sempre più massiccio della forza del vapore e dell'elettricità.

Il figlio Umberto (Brescia 1892 - Brescia 1954) continua giovanissimo la via tracciata dal padre. Già a 16 anni aveva meritato una medaglia d'argento in una gara fotografica nel 1908. Egli prosegue l'attività dello studio dopo il trasferimento di Giovanni Negri a Gargnano (dove muore nel 1919).

Umberto Negri si dedica sempre più a fondo a soddisfare la committenza industriale, facendo assumere alle attività dello studio un profilo sempre più specifico e riconoscibile. Egli documenta con attenzione lo sviluppo e le affermazioni delle maggiori realtà produttive nei settori della carpenteria, dell'energia e del trasporto, particolarmente quello automobilistico.

Alla sua morte nessun discendente diretto è pronto a continuare nell'attività di fotografo, per cui gli anni della metà del Novecento sono segnati dall'attività del collaboratore Umberto Vecchi. Egli prosegue fino a che la figlia di Umberto Negri, Anna, sposa Costantino Squassoni che, a sua volta, raccoglie con appassionato entusiasmo la sfida di portare avanti una gloriosa tradizione di fotografi. A lui si deve l'avvio della paziente opera di ricerca e catalogazione, ancora in corso, delle oltre 75.000 lastre dell'archivio e l'intuizione che conduce alla costituzione della Fondazione Negri. Questa istituzione è nata con la missione di custodire, promuovere e valorizzare il patrimonio di immagini raccolto nel corso di oltre un secolo, sviluppando le opportunità culturali e storiche che questo ricco e in parte ancora sconosciuto archivio offre.

Sistema di condotte per centrale idroelettrica, primi anni del '900 In questo quadro maturano importanti iniziative espositive ed editoriali, frutto di pazienti ricerche: mostre di immagini d'epoca, ricostruzioni storiche sull'evoluzione dell'immagine di industrie legate all'automobile e al trasporto. Vengono pubblicati in sequenza testi che ripercorrono tappe importanti per l'industria o che ripropongono aspetti dimenticati o sconosciuti del territorio, delle tradizioni, dell'ambiente sociale.

Queste nuove iniziative richiedono lo sviluppo di nuove competenze e tecniche, particolarmente nel settore informatico e telematico nonché il progressivo massiccio impiego di tecnologie digitali avanzate.

Mauro Squassoni Negri è il professionista dell'immagine che rapidamente coglie il senso della rivoluzione che sta cambiando, ancora una volta, il volto della fotografia. Oggi, come un secolo fa, le immagini dello Studio Negri nascono con il supporto della tecnologia più evoluta e con la stessa inalterata passione per lo stile e la cura meticolosa del dettaglio.

Costantino ed il figlio Mauro continuano ancora l'attività nello stesso laboratorio del bisnonno Giovanni raccontando attraverso l'obiettivo, oggi come allora, quello che il lavoro bresciano produce.

Gabriele Chiesa





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