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LA COMUNICAZIONE
VISUALE

© 2000 by Gabriele Chiesa




Nel linguaggio fotografico, sempre che si sia disposti a riconoscere tale linguaggio, il "segno-significante" corrisponde al "segno-iconico" e non è strutturato intorno a dei suoni sillabici ma a figure o fenomeni grafici. In una fotografia le macchie bianche e nere non stanno però per sé stesse, bensì tendono a stabilire un legame con qualcos'altro: hanno cioè un significato.

È possibile capire ciò che è raffigurato perché a codice fotografico si avvale di alcune fondamentali convenzioni derivate dalla storia della rappresentazione figurativa della realtà; tali convenzioni tendono a stabilire relazione tra il tipo di fenomeni che noi utilizziamo nel percepire realmente l'oggetto e il tipo di reazioni che noi proviamo di fronte alla sua rappresentazione grafica.

Il significato della fotografia sarebbe obbligatorio se il processo percettivo attivato dalla realtà si ripetesse identico davanti al rettangolo di carta che la raffigura; ciò non avviene perché il segno fotografico non si fonda sulle sole strutture profonde del processo neurovegetativo. Il segno iconico è solamente analogo al reale ed è perciò che non ha bisogno di essere imparato, esistono tuttavia convenzioni sociali e culturali (prospettiva, educazione alla percezione) che ne orientano la lettura in modo spesso neppure omogeneo.

Il segno fotografico può essere pertanto letto per ciò che rappresenta l'immagine (livello denotativo) e per quello che simbolicamente significa l'immagine (livello connotativo), quest'ultimo tipo di lettura deve essere imparato perché non vi può essere raffigurato ma viene istituito dalla tradizione culturale.

Si può dire in conclusione che nella fotografia esiste un codice che si può ritenere fondamentalmente universale, in quanto basato sulla percezione, ed un codice secondario assolutamente convenzionale, in quanto costituito e determinato dalla tradizione socioculturale. Il primo non ha bisogno di essere riconosciuto, il secondo è ancora in via di formazione ed è solo la prassi che gli darà nel tempo una struttura definitiva cui poter far riferimento. A seconda che si voglia privilegiare uno di questi tipi di lettura, si finirà col ritenere preminente l'aspetto documentaristico o quello simbolico della fotografia mentre sembrerebbe più corretta un'interpretazione integrale del messaggio.

Un segno con evidente significato primario di realtà raffigurata non può mai essere disgiunto dalla sua capacità di "stare per". Suscitando reazioni emotive, stimolando associazioni, richiamando l'attenzione, I'immagine rivela, in questa accezione integrata, l'intero suo potenziale di comunicazione. In questo senso la fotografia non è affatto un sistema oggettivo per comunicare in quanto ogni lettore potrà scorgervi dei significati secondi che potranno essere indotti via via dal contesto in cui l'autore ha voluto collocarla, dalla formazione culturale delle spettatore, dal suo patrimonio di esperienze e conoscenze ecc.

Ecco allora perché occorre imparare a leggere l'immagine fotografica: per comprendere, al di là del processo tecnico creativo attraverso cui è stata realizzata, le implicazioni che derivano dal fatto che essa è lì, in quel determinato contesto come segno di una volontà precisa di comunicare.

Gabriele Chiesa






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