Nel linguaggio fotografico, sempre che si sia disposti
a riconoscere tale linguaggio, il "segno-significante" corrisponde
al "segno-iconico" e non è strutturato intorno a dei suoni
sillabici ma a figure o fenomeni grafici. In una fotografia le macchie
bianche e nere non stanno però per sé stesse, bensì
tendono a stabilire un legame con qualcos'altro: hanno cioè un significato.
È possibile capire ciò che è
raffigurato perché a codice fotografico si avvale di alcune fondamentali
convenzioni derivate dalla storia della rappresentazione figurativa della
realtà; tali convenzioni tendono a stabilire relazione tra il tipo
di fenomeni che noi utilizziamo nel percepire realmente l'oggetto e il
tipo di reazioni che noi proviamo di fronte alla sua rappresentazione grafica.
Il significato della fotografia sarebbe obbligatorio
se il processo percettivo attivato dalla realtà si ripetesse identico
davanti al rettangolo di carta che la raffigura; ciò non avviene
perché il segno fotografico non si fonda sulle sole strutture profonde
del processo neurovegetativo. Il segno iconico è solamente analogo
al reale ed è perciò che non ha bisogno di essere imparato,
esistono tuttavia convenzioni sociali e culturali (prospettiva, educazione
alla percezione) che ne orientano la lettura in modo spesso neppure omogeneo.
Il segno fotografico può essere pertanto letto
per ciò che rappresenta l'immagine (livello denotativo) e per quello
che simbolicamente significa l'immagine (livello connotativo), quest'ultimo
tipo di lettura deve essere imparato perché non vi può essere
raffigurato ma viene istituito dalla tradizione culturale.
Si può dire in conclusione che nella fotografia
esiste un codice che si può ritenere fondamentalmente universale,
in quanto basato sulla percezione, ed un codice secondario assolutamente
convenzionale, in quanto costituito e determinato dalla tradizione socioculturale.
Il primo non ha bisogno di essere riconosciuto, il secondo è ancora
in via di formazione ed è solo la prassi che gli darà nel
tempo una struttura definitiva cui poter far riferimento. A seconda che
si voglia privilegiare uno di questi tipi di lettura, si finirà
col ritenere preminente l'aspetto documentaristico o quello simbolico della
fotografia mentre sembrerebbe più corretta un'interpretazione integrale
del messaggio.
Un segno con evidente significato primario di realtà
raffigurata non può mai essere disgiunto dalla sua capacità
di "stare per". Suscitando reazioni emotive, stimolando associazioni,
richiamando l'attenzione, I'immagine rivela, in questa accezione integrata,
l'intero suo potenziale di comunicazione. In questo senso la fotografia
non è affatto un sistema oggettivo per comunicare in quanto ogni
lettore potrà scorgervi dei significati secondi che potranno essere
indotti via via dal contesto in cui l'autore ha voluto collocarla, dalla
formazione culturale delle spettatore, dal suo patrimonio di esperienze
e conoscenze ecc.
Ecco allora perché occorre imparare a leggere l'immagine fotografica: per comprendere, al di là del processo tecnico creativo attraverso cui è stata realizzata, le implicazioni che derivano dal fatto che essa è lì, in quel determinato contesto come segno di una volontà precisa di comunicare.
Gabriele Chiesa