Le prime immagini ottico-chimiche erano pezzi
unici impossibili a riprodursi; non si poteva averne più
copie se non ripetendo la ripresa dello stesso soggetto. Ovviamente
ogni posa, a meno che si trattasse di oggetti immobili, riusciva
diversa dalla precedente. Questo fatto era sentito come un grave
limite, tanto più se si considera che la fotografia era
nata con l'ambizione di diventare una tecnica di copiatura della
realtà in grado si soppiantare i costosi e poco produttivi
strumenti di fabbricazione di icone allora largamente in uso.
Un bravo artigiano impiegava un tempo non trascurabile
per incidere su una matrice anche figure graficamente semplici.
Il suo lavoro richiedeva una grande abilità ed esperienza
e doveva quindi essere adeguatamente remunerato. La speranza di
ottenere una matrice incisa automaticamente dalla luce (foto incisa)
era servita di impulso pel le prime ricerche. Il risultato era
ancora incompleto; buono solo per produrre immagini destinate
al consumo domestico e destinate a creare qualche problema di
concorrenza solo ai ritrattisti che, del resto, abbandonarono
in buon numero pennello e tavolozza per diventare loro stessl
fotografi.
Una interessante via d'uscita fu tentata da
alcuni editori che impiegarono le immagini dagherrotipiche come
modello da fornire ai loro incisori; i quali, senza muoversi dal
laboratorio, avevano cosl una guida sicura a cui rifarsi, meno
soggettiva e più precisa dello schizzo disegnato nella
più pignola delle maniere.
La fortuna dell'immagine fotografica rimaneva
però sempre legata alla possibilità di ottenere
più copie della stessa ripresa in maniera economicamente
vantaggiosa; in modo da poterne fare dono alle diverse persone
emotivamente interessate al soggetto ripreso.
Ben presto la tecnica del negativo-positivo
rese pressochè illimitatamente riproducibili le immagini
e l'invenzione della fotoincisione consentì alla stampa
di fabbricarne in quantità fino ad allora impensate.
La mutata struttura della società, con
l'allentamento dei vincoli familiari e di amicizia, ha reso sempre
meno rilevante l'uso di scambiarsi immagini delle persone care.
La stampa multipla dei ritratti risulta sostituita dal maggior
consumo di materiale fotografico. Dove un tempo ci si faceva fotografare
poche volte ottenendo però numerose copie, oggi si tende
a produrre grandi quantitativi di immagini singole.
Attenuandosi una delle funzioni sociali storicamente
proprie della fotografia privata (lo scambio e il dono) anche
l'industria riesce a fare accettare materiali che non consentono
multipli, come quelli a sviluppo istantaneo. Sebbene la negativa
consenta la riproduzione di numerose fotografie identiche, anzi
si sia affermata proprio per questo motivo, quasi nessuno si sogna
di trarne più della solita stampina standard.
È così che, in questo importante momento di trasforrnazione della civiltà dell'immagine, ci troviamo ancora in mano riprese in pezzo unico come quando la rappresentazione ottico-chimica della realta muoveva i suoi primi passi.
Gabriele Chiesa