Uno dei problemi maggiori con cui la comunicazione
attraverso le immagini è costretta a confrontarsi è la necessità
di rappresentare concetti.
La tecnica fotografica, proprio perché nata
per raffigurare la realtà, non è invece in grado di giungere
facilmente a generalizzazioni. Non solo le situazioni complesse costituiscono
ogni volta un fatto unico, anche gli oggetti sono sempre caratterizzati
da qualche elemento di particolarità che finisce col rendere difficile
ogni tentativo di identificare in quella particolare immagine che lo rappresenta
tutta la categoria di oggetti a cui si vuole alludere
Il tentativo di comunicare idee attraverso le immagini
della realtà apparrebbe quindi disperato se il continuo consumo
di immagini non avesse fatto perdere l'identità individuale ad una
serie di oggetti che, rappresentati migliaia di volte, hanno cessato di
presentarsi come figure dotate di individualità dando cosi la possibilità
di riferirsi ai concetti che la nostra cultura collega alla loro immagine.
La cosa può diventare più comprensibile
se pensiamo a una fotografia scattata, ad esempio, alle nostre mani; difficilmente
essa sarà in grado di significare semplicemente "mani",
qualche segno particolare finirà generalmente per ricordarci "quelle
mani", le nostre mani appunto. I mass-media ci hanno però abituato
alla visione delle mani attraverso milioni di figure che le rappresentano;
è oltretutto possibile trovare una mano di medie proporzioni, non
particolarmente rugosa né liscia né pelosa, insomma una mano
anonima: ecco che la fotografia di questa mano terminerà di essere
la rappresentazione del segmento estremo degli arti superiori di una determinata
persona e potrà cominciare a significare "la mano" in
genere.
I tecnici pubblicitari si sono ormai ben appropriati
di tale meccanismo e possono mettersi perciò alla ricerca di una
mano adatta a sostenere, per esempio un bicchierino di un certo liquore.
Si ottiene cosi una figura che non significa più che quella certa
persona beve il tale prodotto ma che tutti indistintamente e ciascuno in
particolare facciamo bene a consumare la bevanda che si vuole promuovere.
La generalizzazione è tanto più semplice
quando l'immagine impiega oggetti tanto semplici da non possedere un aspetto
che consenta di identificarla individualmente: si pensi ad un uovo un fiammifero,
una pera, una foglia ecc. Tali immagini consentono un uso ancora più
raffinato perché radicate abitudini culturali collegano alla loro
figura una serie di concetti che solo la parola scritta e parlata è
in grado di esporre compiutamente.
Se pensiamo ad un grappolo d'uva potrebbero affiorare
alla mente molte idee e sensazioni collegate a fatti diversi che, per un
motivo o per l'altro, sono comunemente ritenuti in intima relazione con
l'oggetto rappresentato. Tali relazioni potranno essere riconosciute anche
solo a livello inconscio, ma non saranno per questo meno consistenti. Tornando
al grappolo d'uva possiamo provare a connettere alla sua immagine idee
che partono da: autunno, natura, vendemmia ecc... per arrivare a morbido,
succoso, sensuale, sesso ecc.
Esiste perciò tutta una serie di oggetti comuni che in fotografia non rappresentano più solo se stessi ma anche e soprattutto un complesso insieme di idee e concetti che possono essere comunicati attraverso la loro immagine.
Gabriele Chiesa