Nella tradizionale suddivisione in generi fotografici
il ritratto è quello che per primo merita di essere considerato:
questo tipo di ripresa è infatti, con il paesaggio, il primo ad
essere stato praticato.
La possibilità di ottenere, a costi contenuti,
immagini realistiche di chiunque fosse disposto a posare per pochi momenti
davanti all'obiettlvo di una fotocamera è stata anzi uno dei motivi
determinanti che hanno consentito l'affermazione della fotografia.
Ai nostri giorni non esiste praticamente nessuno
che sfugga alla regola di farsi fare, prima o poi, un ritratto di tal genere,
se non altro per ottenere la carta di identità o la patente.
Il termine «ritratto» indica generalmente
la ripresa ravvicinata ed individuale di un soggetto isolato dallo sfondo.
Questo tipo di fotografia parrebbe costituire la più privata delle
immagini private mentre invece, con la fotografia di gruppo (il ritratto
multiplo), è la raffigurazione che svolge in maggior misura funzioni
di rappresentazione sociale.
Diversi e sempre riconoscibili, e non solo per ragioni
di qualità. sono i prodotto fotografici professionistici e quelli
fabbricati dagli operatori che mantengono legami emotivi ed affettivi con
il soggetto.
Il ritratto è, purtroppo, spesso caratterizzato
da una certa staticità: la persona è sempre in "posa",
anche quando il suo atteggiamento è naturale, il soggetto è
sempre cosciente che in quel momento viene ripreso. In qualche modo è
quella l'immagine permanente che di lui vedranno molte altre persone appartenenti
all'ambito familiare e no.
La tensione di volere apparire disinvolti ottiene frequentemente l'effetto opposto, ed è proprio l'imbarazzo davanti alla fotocamera che, testimoniando la disabitudine al consumo fotografico, dimostra pure la disabitudine a tutti i consumi improduttivi e quindi una precisa appartenenza sociale. Oltre tutto, dove maggiori sono le disponibilità economiche, la preparazione culturale e la pratica fotografica intensa rendono possibile l'intervento selettivo sulla massa delle immagini e l'eliminazione delle pose meno allineate al comportamento che gli altri si aspettano che il soggetto rappresentato debba mantenere; scompaiono così le fotografie di bocche aperte, occhi chiusi, capelli arruffati ecc.. .
Dove invece il consumo fotografico è più ridotto perché considerato superfluo, come ad esempio in ambiente contadino, si è più tolleranti sulla qualità della raffigurazione che una foto ricordo può dare.
Gabriele Chiesa