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FOTOMANIA

© 2000 by Gabriele Chiesa





Una società di ruoli specializzati come la nostra ci porta a condurre una vita piuttosto disintegrata: lavoro, famiglia, impegno sociale sono compartimenti spesso privi di connessioni e a volte anche alienanti. Le contraddizioni tra modi di essere diversificati vengono generalmente risolte, o quanto meno attenuate, attraverso un'attività aggiuntiva costituita dal consumo.

Al di fuori del lavoro di produzione o di studio, frequentemente non scelto per amore ma subito per necessita, ciascuno di noi sente il bisogno di crearsi uno spazio personale da vivere con maggiore originalità. In alternativa all'operaio, all'impiegato, al commerciante ecc. abbiamo a questo punto il radioamatore, lo sciatore, il filatelico, l'audiofilo e, tra ancora molte altre possibilità, il fotoamatore. Sarebbe forse interessante cercare di stabilire il meccanismo attraverso cui una persona decide di acquistare l'attrezzatura da fotoamatore piuttosto che quella da subacqueo o altro.

Generalmente il possesso degli strumenti adatti costituisce di per sé titolo sufficiente per attestare la propria appartenenza ad una certa categoria di appassionati né, d'altra parte, dalla società dell'avere ci si potrebbe attendere altrimenti. Gli amici, le riviste, qualche film dove la vita del fotografo viene mostrata come ricca di gratificazioni, una mostra di immagini affascinanti, possono essere alcuni degli stimoli che, sommati insieme, portano un giorno a farci dire: "certo che mi piacerebbe prendere una bella macchina fotografica".

Si dice "bella" perché, consciamente o inconsciamente, la mente corre a quell'attrezzo messo in chissà quale cassetto con cui abbiamo fino ad allora scattato si e no un rullino dell'anno durante le vacanze. Nella testa si forma un'idea confusa: per fabbricare immagini veramente belle non può bastare un aggeggio da pochi soldi, ci vuole quel tipo di macchina con la gobba sopra che già abbiamo visto "indossata" con sicurezza e orgoglio da uno stimato amico.

A questo punto viene coinvolta una persona comunemente ritenuta ben informata nel campo della fotografia il cui compito è di avallare la decisione che il neofotoamatore ha in realtà già preso: reflex di prestigio a prezzo da capogiro. L'esperto di turno, se ha un po' di coscienza, tenta di capire le esigenze del neofita, di indagare sull'uso che questi farà della fotocamera; tutto è pero inutile: il risultato è invariabilmente l'acquisto della macchina più costosa che le finanze del compratore permettano. Dopo aver speso trecentomilalire per un bell'oggetto, su qualcosa bisognerà pur risparmiare: la pellicola; ce la faremo regalare.

La parsimonia nel consumo del materiale sensibile è un dato che accomuna la grande massa degli pseudo-fotoamatori. La Kodak ha calcolato (dati anni '70) che i 12 milioni di fotografi dilettanti italiani impressionano annualmente una quarantina di fotogrammi ciascuno ma spendono nello stesso periodo 36.000 lire a testa in beni strumentali; ciò equivale pressapoco a dire che un cacciatore si procura un obice per sparare ad un uccellino.

Il problema da risolvere rimane forse ancora quello di comprendere a cosa serve la fotografia.

Gabriele Chiesa






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