Lo studio di un fenomeno non si esaurisce certamente
nella classificazione delle modalità attraverso cui esso si manifesta,
è comunque ragionevole attendersi che la classificazione consenta una più
precisa comprensione di ciò che si sta esaminando.
I tentativi di proporre schemi teorici adatti ad analizzare quanto si produce
in campo fotografico sono stati, fino ad ora, rari.
Forse perché da troppo poco tempo
viene riconosciuto alla fotografia il ruolo di mezzo espressivo, non si
sono ancora consolidati gli strumenti di scomposizione e identificazione
che la comunicazione verbale possiede, invece, da lungo tempo.
La suddivisione in generi è un primo elementare
ed insufficiente tentativo che è possibile perseguire per giungere a chiarire
i temi e le modalità proprie del linguaggio fotografico.
Diversi anni fa, un gruppo di studiosi che si esprime attraverso le pagine
della rivista "Progresso fotografico", aveva proposto un'analisi
parallela dei generi letterari e fotografici. La ricerca aveva dimostrato
la possibilità di mantenere valida la classificazione già
acquisita per il linguaggio scritto. Ciò era probabilmente reso
possibile dal fatto che letteratura e fotografia hanno in comune molto
più di quanto si sia disposti a credere dato che in ogni caso, servono
entrambi a comunicare.
Ecco, definita schematicamente, l'intera classificazione proposta.
Tende a colpire l'uomo con la grandiosità di una situazione, impressionarlo ed esaltarlo nei propri sentimenti ed istinti. Nasce in questo modo il mito, attraverso il quale l'uomo celebra le sue qualità o quelle della natura.
Soggettivo, spontaneo, libero, attraverso di esso l'uomo riflette la propria forma interiore sulla realtà che gli sta davanti, assumendola come espressione simbolica di se stesso e dei propri sentimenti intimi
Privilegia connotazioni drammatiche della realtà provocando forti emozioni.
Abbraccia un vastissimo campo dell'attività fotografica dove l'autore interpreta ed analizza ciò che vuole comunicare, vi si intrecciano l'oggettività dei fatto reale e l'atteggiamento soggettivo di chi racconta.
Rappresenta dati di fatto, con lo scopo finale di informare, istruire, educare. Pur attraverso la dichiarata registrazione obiettiva implica la possibilità di manipolare le situazioni.
È un tipo di comunicazione che spinge a pensare e ad agire in un determinato modo; potenza e ricchezza di effetti, piacevolezza e immediata comprensibilità del linguaggio sono, in questo genere, finalizzati alla persuasione.
Questo tentativo di classificazione, come riconoscono i suoi autori, può essere naturalmente confutato da un esperimento diverso, persino in aperta contraddizione col primo; la schematizzazione proposta ha comunque avuto il merito di porsi come prima sistemazione organica della massa di comunicazioni che la fotografia produce.
Gabriele Chiesa