Il servizio militare ha sempre rappresentato l'occasione ufficiale del
distacco dei figli dalla famiglia. Partire per andare lontano dai campi
paterni o comunque staccarsi dalla limitata realtà in cui, fino
a quel momento si era sempre vissuti significava confrontarsi con persone
e usanze sconosciute, Adattarsi ad una disciplina ed una logica hen diversa
da quelle proprie della vita civile comportava, ben più di oggi,
uno sforzo che metteva alla prova la maturità dell'individuo.
Ai tempi in cui anche il treno era un mezzo di trasporto
impiegato solo in occasioni eccezionali e i piccoli spostamenti necessari
erano effettuati nel raggio di po che ore di calesse, la conoscenza delle
realtà geografiche e culturali italiane era, per la maggior parte
della gente, forzatamente limitata.
Il servizio di leva finiva cosi per costituire un'occasione
unica di ampliamento delle conoscenze ed esperienze. Era il momento in
cui i giovani rompevano il guscio della loro famiglia Per conquistare un'autonoma
responsabilità sulle scelte della vita. Il rito civile della vestizione
della divisa che segnava il passaggio allo status di uomo adulto, così
come ogni altra cerimonia civile o religiosa, trovava la sua consacrazione
nella ripresa fotografica.
Queste immagini celebrative hanno un contenuto, se
possibile ancor più ricco di quello che si rileva nei ritratti;
mentre questi ultimi rappresentano quasi sempre viso e busto della persona
ritratta, le fotografie in divisa ci mostrano la figura intera. Lo scopo
di rappresentare il ruolo sociale più che il volto individuale diventa
in questo modo esplicito: la divisa copre ora un corpo che fino a quel
momento aveva vestito i più umili abiti del contadino e dell'operaio.
Per il proletariato più diseredato la vita
militare era ed è lo strumento per salire di un gradino nella scala
delle posizioni sociali. Gli indumenti militari vengono ostentati con l'invio
delle fotografie ai propri cari, il gioco delle immagini è però,
ancora una volta, ambiguo: gli scarponi cosi lucidi o il piumaggio così
ricco sul cappello del bersagliere non sono proprietà del militare
rappresentato, sono invece messi gentilmente a disposizione dal fotografo
più vicino alla caserma che si tiene attrezzato in modo da far sempre
ben figurare i clienti.
Comunque sia i giovanotti dicono con queste ;mmagini
ai propri genitori ed alle fidanzate: "...guarda, sono un uomo!".
I miti della virilità sono tutti puntigliosamente rispettati: fierezza
della posa, sguardo franco e dritto sicurezza nell'atteggiamento ecc...
La stampa ha anche il diritto di rassicurare i cari sul proprio stato di salute e di dimostrare che un buon adattamento è stato trovato per il nuovo ruolo. Madri e fidanzate hanno avuto l'occasione di versare molte commosse lacrime su questo genere di fotografie, le persone amate non tornavano a casa in licenza che dopo molti mesi dalla partenza e, quando il destino e la storia lo richiedevano, non per volontà loro, accadeva qualche volta che non ritornassero mai più. Di questi giovani accadeva cosi che alla famiglia restasse solo il ricordo e un'immaginetta "formato visita".
Gabriele Chiesa