Silvano Cinelli: non
è stato solamente un grande fotografo professionista bresciano,
ha saputo anche essere un entusiasta maestro di tanti appassionati che da
lui hanno imparato ad esprimersi con la fotocamera.
Animatore di numerosi corsi di ripresa fotografica, ha trasmesso un ricco
patrimonio di conoscenze e di passione a quanti hanno avuto la fortuna di
conoscerlo.
Era nato a Cellatica (Brescia) nel 1928. Lo stimolo ad occuparsi di immagini
e del loro potere di comunicare idee ed emozioni nacque con un regalo del
padre, operaio alla OM: era una vecchia macchina fotografica acquistata d'occasione;
un dono destinato a divenire il punto di partenza per un percorso destinato
a svilupparsi lungo tutta la vita.
Gli anni giovanili furono per Silvano vivaci di iniziative di studio e approfondimento
personale. La sete di capire e di conoscere lo spingevano a frequentare corsi
di disegno meccanico, dattilografia e stenografia; si impegnava nello studio
delle lingue: francese, tedesco e anche russo. Importanti per la sua formazione
artistica furono sicuramente i tre anni (dal 19446) nei quali raccolse insegnamenti
di arti figurative dai fratelli Gatti (Mario scultore, Gabriel e Tom pittori).
Nei difficili anni del dopoguerra si impegnò anche nel settore cinematografico,
formandosi per tre anni come operatore presso la Juppiter film. Nella sua
attività di cineasta raccolse riconoscimenti (due premi in manifestazioni
del settore, nel 1951 e nel '52) per i documentari "Tende sui monti", realizzato
insieme ad Angio Zane e "1000 Miglia" (Premio ACI di Milano). Ebbe inoltre
occasione di collaborare spesso, come fotografo di scena, con il regista Achille
Rizzi.
Fu
ancora nel 1946 che iniziò la sua attività di fotoreporter, cominciando a
lavorare per il giornale "Il Popolo" di Milano che in quel periodo usciva
con una pagina di cronaca bresciana. Da questa esperienza passò poi a collaborare
con il "Giornale di Brescia", attività che lo impegnò intensamente per 25
anni. La collaborazione con le maggiori agenzie fotografiche (Publifoto, Ansa,
The Associated Press...) gli consentì di pubblicare servizi su tutti i giornali
d'Italia e su molte prestigiose testate internazionali.
Pur occupandosi prevalentemente di cronaca bresciana, non mancò di testimoniare,
con la macchina fotografica, grandi drammi nazionali come l'alluvione in Polesine
e il disastro del Vajont. Nel 1970 maturò una svolta artistica decisiva, abbandonando
progressivamente il reportage in favore di nuove ricerche espressive. Con
la realizzazione di una mostra di grandi stampe a colori, realizzate attraverso
uno stile assolutamente personale e presentate come veri e propri quadri di
elevate dimensioni, ottenne attenzione e riconoscimento artistico. I consensi
raccolti lo spinsero a proporre nuove esposizioni.
Nel 1976 la mostra antologica "Trent'anni di fotografia nella cronaca bresciana"
raccolse le immagini di cronaca più significative di un lungo periodo di attività.
Partecipando a diversi concorsi fotografici, anche di rilevanza internazionale,
Silvano riuscì a ottenere rilevanti successi, sia nelle sezioni dedicate alla
cronaca che in quelle di contenuto più strettamente artistico.
La
morte che lo colse nel 1981 sulla montagna che tanto amava: proprio in occasione
dell'inaugurazione del percorso Tre Valli, che gli amici gli vollero in seguito
intitolare in segno di gratitudine per tutto l'amore che sapeva mettere nelle
cose che faceva, donando gioia di vivere a tutti quelli che condividevano
le sue passioni. L'attività fotografica di Silvano Cinelli viene oggi proseguita
con identico entusiasmo dalla figlia Carla.