Gariglio Michele (Acqui Terme). Attivo in Corso Bagni,  Palazzo Caratti, dagli anni 90 del XIX secolo.

Citazione :

Michele Gariglio appartiene, dunque, alla "seconda generazione" (e rileva proprio il negozio che era appartenuto al Rossi, che con fratello Attilio - titolare di attività a Genova - aveva preso parte nientemeno che all'Esposizione Universale di Parigi del 1889, quella della Torre Eiffel, meritando una medaglia d'argento).
Il saggio sopracitato lo liquida con un perentorio giudizio: "modesto fotografo, attivo dalla fine del secolo soprattutto nel settore della veduta urbana". Ma quei locali pochi anni prima erano stati assai lodati, comprendendo un "gabinetto per toeletta" e una stupenda "sala d'aspetto".
È lui, il Gariglio, però, già nel 1893 a riprendere il nuovo ponte ferroviario sul Bormida (inquadrato almeno due volte); "La Gazzetta d'Acqui", poi, riporta di lui menzione nel numero del 14/15 gennaio dello stesso anno: è la consacrazione. Facile supporre lui sia stato apprendista dai Rossi. Le poche righe bastano per dire Gariglio, "notissimo in Acqui", ora unico proprietario dello Stabilimento Rossi, attribuendogli "un modo elegante di lavorare e una squisita gentilezza nel trattare i signori". Fino a qualche anno fa un album suo stava in Municipio a far bella mostra (troppo bella… ora non c'è più: fortuna ci siano le collezioni private), testimonianza di una attività da pioniere. Ma, ora grazie alle cartoline di Collectio 2003 possiamo attribuirgli con sicurezza gli scatti che ritraggono le applicazioni del fango curativo (editi dal Panara), e la facciata delle Nuove Terme. Poi ci sono le vedute di Viale Porta Savona (timbro postale1901), Via delle Loggiate (senza data), e del Castello (timbro 1912), inchiostrati da Elia Levi Libraio. Leggendo una pubblicità di quest'ultimo del 1883 (su "La Gazzetta del 29/30 settembre) sappiamo che Levi fa deposito di tutti gli oggetti per le scuole, di libri italiani e stranieri di scienze lettere e arti (e quelli che non ci sono arrivano su ordinazione). Non si parla di cartoline: forse è troppo presto.
Nei suoi locali, situati in Via Nuova (dal 10 agosto 1889 rinominata Via Vittorio Emanuele; oggi Corso Italia) ebbe sede per un certo periodo anche la Biblioteca Circolante (ava della nostra Civica). Ma poi le cose, per le cartoline, dovettero cambiare: anche perché i turisti - allora - arrivavano a frotte.
Non si spiegherebbe altrimenti il numero altissimo di pezzi (un migliaio, stimano Pastorino e Trevisonno) dedicati alla nostra città dagli albori all'avvento del supporto lucido (a proposito: anche il valore di certe immagini è consistente, arrivando a 250 euro e passa). Un corpus cui contribuirono, in seguito, Barisone padre e figlio (rimandiamo all'articolo de "L'Ancora" Acqui nelle immagini di Mario Barisone, pubblicato sul numero del 10 giugno 2001, sempre a cura dello scrivente, che potrete ritrovare nell'archivio telematico del giornale all'indirizzo internet lancora.com), ma anche la assai meno conosciuta "Fotografia Giovanni Caligaris" (si veda l'Abside di S. Pietro del 1904 esposto a Palazzo Robellini). E un cenno meritano anche Luigi Marzini, un triestino che ha studio sempre in Corso Bagni, Casa Parodi (e che con la collaborazione del pittore Enrico Gabbio eternerà, nel 1887, i funerali dell'esploratore Giacomo Bove; cfr. "La Gazzetta d'Acqui" del 3/4 settembre) e donna Antonietta Scovazzi (al momento solo un nome, ma importante, che segna un episodio d'emancipazione). Tutti quanti colsero - con alterne fortune - l'eredità di Nadar. Furono loro, grazie ad intraprendenti, editori, tanto locali (a cominciare da Pietro Righetti e da Luigi Bussi), quanto stranieri (una serie di immagini acquesi fu tirata in Germania), a tramandarci una città "in cartolina" altrimenti perduta.
Anche questo è un "Acqui storia" da studiare.

(Giulio Sardi)

Pubblicato su l'Ancora, settimanale di informazione, il 2 novembre 2003